Missioni navali umanitarie: il contributo della Marina Militare italiana

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La Marina Militare italiana ha partecipato a missioni umanitarie in tutto il mondo. Nel Mediterraneo ha svolto un ruolo chiave nel soccorso dei migranti con operazioni come Mare Nostrum, Triton, Sophia e IRINI, salvando centinaia di migliaia di vite in mare.

Negli ultimi decenni la Marina Militare italiana è stata chiamata a operare in alcuni dei più delicati scenari di crisi umanitaria, sia nel Mediterraneo che in contesti lontani dalle nostre coste. Il Mar Mediterraneo, in particolare, si è trasformato in uno dei principali teatri di emergenza, segnato da intensi flussi migratori e dall’instabilità politica che interessa diverse aree del Medio Oriente e del Nord Africa. Dai salvataggi dei profughi vietnamiti negli anni Settanta, all’intervento ad Haiti dopo il terremoto del 2010, fino alle più recenti missioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, la Marina ha saputo unire capacità militare e solidarietà, affermandosi come un punto di riferimento nella gestione delle emergenze in mare.

La prima storica missione umanitaria: l’operazione “Boat people”

La prima missione internazionale umanitaria svolta dalla Marina Militare italiana dopo la Seconda guerra mondiale è stata la celebre Operazione “Boat People” del 1979, nel Mar Cinese Meridionale. Dopo la fine della guerra del Vietnam e la caduta di Saigon, migliaia di civili vietnamiti cercarono di fuggire dal regime comunista di Hanoi. Molti si imbarcarono su natanti di fortuna, dando origine al fenomeno dei boat people.

Il governo italiano, guidato da Giulio Andreotti, decise di intervenire con una missione di salvataggio. Era la prima volta che la Marina Militare operava fuori dal Mediterraneo per un’azione umanitaria.

Furono inviate tre Unità navali e in meno di due mesi furono salvati 907 profughi vietnamiti, molti dei quali in condizioni critiche di salute. Molti dei “Boat people” furono portati in Italia. Una volta sbarcati, vennero accolti dalle autorità e dalle organizzazioni umanitarie per ricevere assistenza e supporto. Molti si stabilirono in Italia.

L’intervento dopo il terremoto che devastò Haiti: l’“Operazione White craine”

Dopo il devastante terremoto del 12 gennaio 2010 ad Haiti, che provocò più di 230.000 vittime e lasciò milioni di persone senza casa, la Marina Militare italiana ebbe un ruolo fondamentale nella missione umanitaria di soccorso.

La portaerei Cavour, entrata in servizio da pochi mesi, fu inviata come nave ammiraglia della missione. Salpò dalla Spezia il 19 gennaio 2010 con un contingente interforze di 882 militari, di tutte le Forze Armate, nonché personale sanitario civile e militare brasiliano. Nei tre mesi di missione, da Nave Cavour furono distribuite migliaia di litri di acqua potabile e tonnellate di medicinali. Fu prestato soccorso a centinaia di feriti sia trasportandoli a bordo (sulla Portaerei è presente una sala operatoria) che a terra.

In quella occasione iniziò la collaborazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus, con cui la Marina ha mantenuto un legame duraturo per progetti umanitari successivi.

Il Mediterraneo delle migrazioni: da Mare Nostrum alle missioni UE

Nel Mediterraneo, la Marina Militare non è soltanto una forza armata destinata alla difesa nazionale, ma anche uno strumento di intervento umanitario capace di operare in scenari critici. Grazie alle sue risorse navali, al personale specializzato e alla capacità di operare in modo rapido ed efficiente, la Marina ha salvato migliaia di vite e contribuito a mantenere la sicurezza marittima in collaborazione con enti nazionali e internazionali.

Operazione “Mare Nostrum” (2013–2014)

Uno degli esempi più emblematici dell’impegno umanitario della Marina nel Mediterraneo è l’Operazione Mare Nostrum, avviata nel 2013 dopo una serie di tragici naufragi nel Canale di Sicilia. Questa missione, completamente gestita dall’Italia, aveva l’obiettivo primario di salvare vite umane. In poco più di un anno, sono stati soccorsi oltre 150.000 migranti. L’operazione segnò uno spartiacque, definendo il ruolo della Marina italiana nel fronteggiare emergenze umanitarie su larga scala.

Dalle operazioni nazionali a quelle europee: Triton, Sophia, IRINI

Negli anni successivi la Marina ha operato anche in missioni a guida UE: Triton (coordinata da Frontex e incentrata sul controllo delle frontiere) e Sophia (EUNAVFOR MED, volta a contrastare i trafficanti e addestrare la Guardia costiera libica), fino all’attuale IRINI, nata per monitorare l’embargo ONU sulle armi verso la Libia. Pur con finalità primarie diverse, queste operazioni hanno integrato anche attività di ricerca e soccorso e contrasto ai traffici illeciti nel Mediterraneo centrale.

Mezzi e competenze al servizio della vita umana

L’efficacia della Marina nelle missioni umanitarie è legata alla versatilità dei suoi mezzi e alla preparazione del personale. Le navi multiruolo possono accogliere centinaia di naufraghi e fornire supporto sanitario immediato grazie alla presenza di medici e infermieri militari a bordo. Aerei da pattugliamento, elicotteri e droni permettono di individuare imbarcazioni in difficoltà anche a grandi distanze.

In molte operazioni, la Marina collabora attivamente con Croce Rossa, l’UNHCR, ONG internazionali e altre organizzazioni umanitarie, dimostrando una sinergia tra forze armate e società civile.

Oltre il salvataggio: formazione e diplomazia

Il contributo della Marina non si limita al salvataggio diretto in mare. Attraverso programmi di cooperazione internazionale, l’Italia ha contribuito alla formazione delle forze navali di diversi Paesi del Nord Africa. Queste attività di diplomazia marittima hanno l’obiettivo di rafforzare le capacità locali di controllo delle coste e di gestione delle emergenze, riducendo così i rischi legati alle migrazioni irregolari e al traffico di esseri umani.

Un bilancio significativo

Secondo i dati ufficiali, oltre 700.000 persone sono state soccorse dalla Marina Militare italiana dal 1991 a oggi. Un numero che testimonia l’enorme sforzo compiuto, spesso in condizioni difficili e con risorse limitate. Alle attività di salvataggio si aggiungono il sequestro di imbarcazioni utilizzate dai trafficanti e l’arresto di scafisti, a tutela della sicurezza marittima e della legalità.

Il contributo della Marina Militare italiana nelle missioni navali umanitarie rappresenta un esempio concreto di come le forze armate possano operare non solo per la difesa del territorio, ma anche in nome della solidarietà e della tutela dei diritti umani. In un’epoca segnata da crisi globali, il mare non è solo una frontiera da sorvegliare, ma anche un luogo in cui affermare i valori fondamentali dell’umanità.

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