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Gestione dello stress in Marina Militare: tecniche e risorse per affrontare la vita operativa

stress Marina Militare
Lo stress operativo nella Marina Militare è una sfida quotidiana. Analisi delle cause, delle strategie di gestione e del supporto disponibile.

Nel contesto militare, e in particolare nella Marina, lo stress non è solo un elemento occasionale, ma una componente quasi strutturale della vita professionale. Le condizioni operative, le regole gerarchiche, la distanza dalla famiglia e la continua disponibilità richiesta al personale sono fattori che mettono a dura prova la tenuta psicofisica anche del militare più preparato. Tuttavia, parlare di stress non significa necessariamente evocare un problema da eliminare. Al contrario, riconoscerlo, comprenderlo e saperlo gestire è oggi parte integrante della preparazione professionale di ogni appartenente alla Forza Armata.

Lo stress: una risposta naturale che va compresa, non solo contrastata

Per comprendere il significato dello stress, è utile partire da una verità spesso trascurata: non tutto lo stress è negativo. In ambito psicologico e medico si distingue tra eustress, lo stress “positivo” che ci mantiene attivi e motivati, e distress, lo stress dannoso, che nasce da un carico eccessivo o prolungato. Nella Marina, l’esposizione a stimoli intensi è quotidiana: turni variabili, compiti impegnativi, emergenze da fronteggiare anche in ambienti isolati come le navi. Questi stimoli, se non bilanciati da adeguate risorse personali e organizzative, possono portare a un logoramento progressivo.

Le caratteristiche specifiche dello stress in ambito marittimo-militare

Lo stress lavorativo esiste in ogni ambiente professionale, ma nel contesto militare – e in particolare in Marina – assume caratteristiche del tutto particolari. Il primo fattore distintivo è legato al principio della “reperibilità permanente”. Nella vita del militare, le esigenze di servizio hanno priorità assoluta. Si tratta di un modello organizzativo che molti studiosi definiscono “greedy work”, cioè lavoro vorace, poiché assorbe gran parte delle energie fisiche, mentali ed emotive del lavoratore.

Altro elemento cruciale è la rigida struttura gerarchica, che spesso limita la possibilità di un confronto aperto e paritario tra colleghi. I ruoli e le responsabilità sono scanditi dal grado, e anche la comunicazione, pur efficace, segue percorsi verticali. Questo può portare, in alcuni casi, a una percezione di isolamento, soprattutto nei momenti di difficoltà personale.

Non meno rilevante è l’aspetto legato alla mobilità. Il personale della Marina è sottoposto a frequenti trasferimenti, talvolta in sedi lontane o logisticamente complesse. Quando la famiglia non può seguire il militare nella nuova sede, il pendolarismo diventa la soluzione più praticabile, ma anche la più usurante. Le lunghe distanze, la difficoltà nel mantenere una vita familiare stabile e il senso di distacco da affetti e reti di supporto incidono profondamente sull’equilibrio personale.

Segnali di malessere: riconoscerli per intervenire in tempo

Lo stress non si manifesta sempre in modo diretto. A volte si insinua nella quotidianità con sintomi leggeri ma persistenti: difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, irritabilità. Altre volte esplode in segnali più evidenti, come attacchi di ansia, depressione, perdita di motivazione o comportamenti aggressivi sul lavoro. È importante ricordare che questi segnali non indicano debolezza, ma una richiesta dell’organismo di attenzione e riequilibrio.

Il ruolo della Marina nella prevenzione e nella gestione dello stress

La Marina Militare, consapevole della complessità del contesto operativo in cui si muove il proprio personale, ha avviato negli ultimi anni diverse iniziative per promuovere il benessere psicosociale. La prevenzione inizia con la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato, un obbligo previsto dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (art. 28 del D.Lgs. 81/2008) e dalle relative linee guida INAIL. Ma non basta identificare il rischio: occorre anche intervenire con strumenti adeguati.

L’organizzazione può agire in vari modi. Un primo passo è il riequilibrio dei carichi di lavoro e la definizione chiara dei ruoli, per evitare situazioni di sovraccarico o ambiguità operativa. Anche il miglioramento del clima relazionale è fondamentale: investire nella formazione alla leadership empatica e nella comunicazione può contribuire a creare un ambiente di lavoro più coeso, dove ogni militare si senta valorizzato e ascoltato.

A bordo, la promozione di attività rigenerative ha un ruolo chiave. Quando possibile, è utile garantire spazi per l’attività fisica, momenti ricreativi e occasioni di aggregazione che alleggeriscano la tensione. Non si tratta solo di “passatempo”, ma di veri strumenti di tutela della salute mentale.

Cosa può fare il singolo per il proprio benessere

Anche a livello individuale, ciascun militare ha la possibilità – e la responsabilità – di coltivare il proprio equilibrio. Il primo passo è l’ascolto di sé: riconoscere i segnali di malessere e non minimizzarli. Ogni persona ha i propri strumenti per gestire lo stress: c’è chi si ricarica leggendo, chi suonando uno strumento, chi scrivendo o facendo attività sportiva. L’importante è concedersi questi spazi con regolarità, anche nei contesti più rigidi come la vita a bordo.

Le tecniche di respirazione controllata, la meditazione guidata o l’uso consapevole del tempo libero sono risorse concrete per interrompere il circolo vizioso dello stress cronico. Ma soprattutto, è fondamentale non avere timore di chiedere supporto. Nella quotidianità di bordo, spesso è proprio il collega accanto la prima persona con cui confrontarsi. La condivisione, anche attraverso il semplice dialogo, può alleggerire il carico emotivo e rafforzare il senso di appartenenza.

Il supporto psicologico: un’opportunità da normalizzare

La Marina mette a disposizione del personale dei consultori psicologici attivi, in grado di offrire ascolto, orientamento e supporto specialistico. Sono risorse che non vanno viste come “ultima spiaggia”, ma come strumenti ordinari per migliorare la qualità della vita professionale. Negli ultimi anni, l’introduzione di workshop sulla gestione dello stress, incontri sul benessere psicosociale e sportelli di ascolto rappresentano un segnale concreto di attenzione.

Rivolgersi a uno psicologo non significa ammettere una sconfitta, ma fare un passo verso una maggiore consapevolezza di sé. In un ambiente in cui la preparazione tecnica è fondamentale, prendersi cura della propria salute mentale è un atto di responsabilità verso se stessi e verso il proprio equipaggio.

Conclusione

La gestione dello stress nella Marina Militare non può essere lasciata alla sola iniziativa individuale, né affidata esclusivamente alla struttura organizzativa. È il frutto di una collaborazione continua tra persona e istituzione, tra colleghi e superiori, tra corpo e mente. Prevenire e gestire lo stress significa tutelare la prontezza operativa, la coesione dell’equipaggio e, soprattutto, la dignità della persona in uniforme. Coltivare il proprio benessere, anche in mezzo al mare, non è un lusso: è parte integrante della missione.

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