SIM Marina avvia con questo articolo un percorso di approfondimento sulle professioni specifiche del personale della Forza Armata, partendo da una figura chiave e spesso poco valorizzata: il cuoco di bordo nella Marina Militare Italiana.
Il lavoro in cucina è tra i più usuranti e stressanti, soprattutto per chi opera in contesti intensi come la Marina Militare. Le condizioni di lavoro dei cuochi sono spesso estreme: giornate cariche di ore operative, tempi di riposo minimi e servizio sotto pressione costante.
A tavola ci si rigenera: l’importanza del cuoco a bordo
Le ore trascorse a tavola, quando il cibo è buono, hanno un effetto rigenerante su chiunque. Ma questo vale ancora di più per chi vive lontano da casa, come il personale in navigazione: in questo contesto, il ruolo del cuoco assume un’importanza fondamentale.
Lavorare in cucina, soprattutto a bordo, è una professione altamente usurante. Le difficoltà derivano non solo dal numero elevato di ore lavorative, ma anche dagli orari irregolari e spesso sfiancanti a cui il personale è sottoposto.
La giornata tipo in navigazione per i cuochi della Marina Militare
La routine quotidiana del personale cucina a bordo delle Unità navali della Marina Militare Italiana è scandita da orari precisi e attività intense, distribuite lungo tutto l’arco della giornata. Ecco una panoramica delle principali fasi:
- 06:30 – Inizio preparazione della prima colazione. Partecipano: 1 cuoco e 3 addetti alla preparazione dei quadrati e dei riposti
- 07:00 / 07:30 – Avvio delle attività giornaliere collettive. Tutto il personale cucina e VFI (Volontari in Ferma Iniziale) si attiva per l’avvio del menù giornaliero, il riordino dei riposti, il rassetto dei quadrati (le sale conviviali di bordo)
- 10:00 – Spuntino per il benessere dell’equipaggio
- 12:00 – Mensa per il personale di guardia (in condizioni operative normali, salvo esercitazioni)
- 13:15 – Mensa generale (sempre in assetto normale, salvo esercitazioni)
- 15:30 – Resta in cucina solo il personale strettamente necessario per il presidio dei locali
- 16:00 – Secondo spuntino per l’equipaggio
- 16:30 – Rientro in cucina per tutto il personale, dopo una veloce doccia o, per chi riesce, attività fisica
- 19:00 – Mensa per il personale di guardia
- 20:15 – Mensa generale serale
- 22:00 – Chiusura delle attività di cucina, con rassetto finale degli ambienti.
Gli orari delle mense possono subire variazioni a causa di attività impreviste come manovre di disormeggio, esercitazioni, o esigenze operative che impongano anticipi o ritardi.
La tradizione della pizza notturna
Durante la navigazione, dopo la mezzanotte, è consuetudine preparare la pizza per tutto il personale di servizio. La preparazione inizia poco dopo le 00:00, a cura del panettiere, e prosegue fino alle ore 3:00 circa.
Un gesto simbolico, ma molto apprezzato, che contribuisce a sollevare il morale dell’equipaggio durante i turni notturni.
L’impegno quotidiano tra cucina, sicurezza e logistica
In condizioni ottimali, il personale cucina lavora in media 14-15 ore al giorno, ma questo è possibile solo se:
- Tutto il personale cuochi è presente a bordo e nessuno è in licenza;
- Nessun membro dell’equipaggio soffre il mal di mare;
- Nessuno è esente per malattia o infortunio;
- I volontari di supporto ai quadrati (le sale conviviali) sono presenti in numero adeguato per garantire:
- la distribuzione dei pasti e il riordino dei locali;
- la pulizia delle aree esterne assegnate alla componente sussistenza;
- il rassetto della lavanderia;
- la distribuzione degli effetti letterecci;
- la gestione delle cambuse, con imbarco viveri, rassetto e pulizia delle celle viveri, stoccaggio e smistamento delle merci.
Oltre a tutte queste mansioni, il personale della componente sussistenza partecipa anche alle squadre di sicurezza e alle operazioni di messa a mare dei veicoli.
Tutto questo avviene sette giorni su sette, spesso in condizioni critiche dovute al mare mosso o alle esercitazioni, che mettono ulteriormente alla prova il personale mensa. Un lavoro continuo, faticoso e spesso invisibile, ma fondamentale per la vita di bordo.
Le attività in porto: meno frenetiche, ma non meno importanti
Quando l’Unità navale arriva in porto, le attività ordinarie legate alla cucina possono rallentare, ma il lavoro non si ferma. Anche in questo contesto, il personale della mensa ha il compito di garantire:
- Il regolare svolgimento delle mense, rispettando gli orari stabiliti;
- L’imbarco dei viveri, spesso in quantità significative;
- La preparazione di pranzi o buffet di rappresentanza, organizzati per accogliere ambasciate o consolati locali, Comandi Navali esteri, ospiti civili o militari provenienti dall’Italia.
Anche in porto, quindi, le giornate si concludono spesso solo in tarda serata, lasciando poco spazio alla franchigia e al meritato riposo.
La scarsa attenzione al benessere del personale di cucina
Uno degli aspetti più delicati e spesso sottovalutati è la mancanza di attenzione verso il benessere del personale di cucina.
Chi lavora in questo settore affronta quotidianamente ritmi serrati, turni prolungati e un carico fisico pesante, che alla lunga può diventare insostenibile. A tutto questo si aggiunge uno stress mentale continuo, legato alla pressione del servizio, agli orari irregolari e alla necessità di garantire standard elevati anche in condizioni complesse.
Non meno importante è la totale assenza di riconoscimenti economici per l’impegno straordinario richiesto, né tantomeno un inquadramento ufficiale della mansione come lavoro usurante.
Si tratta di lacune gravi, che meritano di essere affrontate con serietà, perché toccano la salute e la dignità di chi, ogni giorno, svolge un compito fondamentale per la vita a bordo.
A confermare queste criticità è un Luogotenente di grande esperienza, iscritto al SIM Marina fin dal principio, che ha più volte segnalato e contribuito a risolvere situazioni problematiche.
Riportiamo le sue parole:
“La verità è che manca un collegamento diretto tra i problemi che viviamo e le loro vere cause. Il nodo centrale è lo scarso equilibrio tra lavoro, vita a bordo e vita privata.
Se un cuoco lotta con una dipendenza, spesso è perché non conosce un altro modo per affrontare lo stress.
Se sviluppa un disturbo grave dopo aver ignorato i segnali d’allarme, nessuno pensa che sia per l’impossibilità di prendersi del tempo per sé, per curare il proprio corpo e la propria mente.”
Condizioni di lavoro in cucina: un equilibrio fragile
Il tema dell’equilibrio tra lavoro, vita di bordo e vita privata non dovrebbe essere visto come un ideale irraggiungibile o un lusso per pochi. Al contrario, come sottolinea il Luogotenente, dovrebbe diventare un obiettivo concreto, da costruire giorno dopo giorno attraverso un percorso di consapevolezza e miglioramento personale.
“I cuochi dovrebbero smettere di considerare l’equilibrio come qualcosa di bello ma lontano, e iniziare a lavorare su sé stessi e sul proprio modo di affrontare il lavoro, affinché diventi realmente accessibile.”
Secondo la testimonianza, è fondamentale affrontare la questione con realismo.
Il concetto di equilibrio tra lavoro e vita personale è spesso tarato sul modello del classico impiego d’ufficio, con orario 08:00 – 16:15.
Ma per chi lavora nelle cucine di bordo, questo modello non è applicabile.
“Accettiamo che il nostro lavoro superi di molto le 36 ore settimanali standard, ma chiediamoci: quale forma concreta può assumere l’equilibrio vita-lavoro per i cuochi?”
Uno degli ostacoli principali a una vita più equilibrata è rappresentato da emozioni e aspettative irrealistiche.
Molti cuochi provano frustrazione, senso di colpa o paura: si sentono in colpa se danno priorità alla famiglia, temono che cercare equilibrio possa rallentare la loro carriera, o aspirano a essere genitori perfetti senza sapere da dove cominciare nel poco tempo che riescono a passare con i figli.
“Questi atteggiamenti finiscono per sabotare ogni tentativo di costruire un equilibrio autentico tra le diverse sfere della vita.”
Il benessere del personale è un valore per tutto il settore
Il settore dell’ospitalità – e la Marina non fa eccezione – dovrebbe abbracciare con convinzione l’idea che il benessere di chi lavora in cucina non è un privilegio, ma una risorsa per tutti.
“Proprio come gli atleti si allenano ogni giorno per performare al meglio, anche i cuochi dovrebbero considerare il benessere personale come un elemento di professionalità.
Arrivare al lavoro interi, e non frammentati dalle difficoltà personali trascurate, ti rende un professionista migliore.”
I dati di uno studio inglese: cucina e salute mentale
Un recente studio condotto da un sindacato inglese ha messo in luce quanto la professione del cuoco possa essere dannosa per la salute, sia fisica che mentale.
Secondo i dati raccolti, il 69% dei cuochi che lavora quotidianamente in cucina descrive la propria attività come altamente stressante, con ripercussioni dirette sul benessere psicofisico.
La cucina è uno degli ambienti lavorativi più intensi e logoranti. Le giornate sono spesso sovraccariche di ore operative, con tempi di riposo estremamente ridotti. Il lavoro si svolge in piedi per lunghi periodi, in spazi ristretti e surriscaldati, sotto una costante pressione dovuta ai ritmi serrati del servizio. I pasti, quando ci sono, vengono consumati in fretta, spesso freddi, magari in piedi o accanto ai fornelli, sotto la cappa della cucina.
Non stupisce quindi che, nel tempo, queste condizioni abbiano un costo elevato sulla salute.
L’eccessiva esposizione a stress e fatica può generare una serie di problematiche croniche e influire pesantemente sulla qualità della vita di chi svolge questa professione con passione e dedizione, ma spesso senza le tutele adeguate.
Il sondaggio di Unite: numeri preoccupanti
Un sondaggio condotto in Inghilterra dall’unione professionale Unite, che rappresenta i lavoratori del settore della ristorazione, ha evidenziato con chiarezza l’impatto negativo delle lunghe ore di lavoro sulla salute dei cuochi.
La ricerca, realizzata su un campione di 265 membri, ha rivelato dati preoccupanti:
- Il 44% dei cuochi lavora tra le 48 e le 60 ore settimanali;
- Il 14% supera addirittura le 60 ore a settimana;
- La metà degli intervistati ha dichiarato di rimanere sul posto di lavoro anche dopo la fine del turno ufficiale;
- Il 69% ritiene che questi orari abbiano un impatto diretto sulla propria salute.
Oltre al carico fisico, Unite ha rilevato un forte disagio mentale tra i professionisti della cucina.
Secondo i dati:
- Il 51% dei cuochi soffre di depressione;
- Il 78% ha avuto incidenti o assenze dal lavoro causati dalla fatica;
- Molti ricorrono a sostanze per reggere il ritmo:
- 56% fa uso di antidolorifici,
- 27% consuma alcol,
- 41% utilizza altri stimolanti.
Lo stress cronico e l’affaticamento costante aumentano il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e ictus. Inoltre, le lunghe ore di lavoro impediscono ai cuochi di dedicarsi ad attività fisica, aggravando ulteriormente il quadro complessivo della salute.
Sebbene l’indagine sia stata condotta a Londra, Unite sottolinea come questa situazione sia comune in tutto il Regno Unito e, probabilmente, anche oltre i confini nazionali.
“Molti datori di lavoro e proprietari di ristoranti danno per scontato che gli chef debbano lavorare senza sosta, giustificandosi con il fatto che lo fanno per passione.”
Secondo il sindacato, i cuochi vengono spesso incaricati di gestire team e realizzare piatti gourmet, ma finiscono per svolgere straordinari non retribuiti, considerati parte del loro “impegno professionale”.
In alcuni casi, i gestori ignorano o minimizzano i problemi di salute, e dimostrano scarsa competenza nella gestione degli orari di lavoro, aggravando ulteriormente la situazione.
Verso il futuro: il riconoscimento che ancora manca
Ignorare il sacrificio fisico e mentale del personale di cucina, sia a bordo che a terra, è un errore che non può più essere ripetuto.
Troppo spesso si dà per scontato l’impegno di questi professionisti, senza considerare la fatica quotidiana e la specificità dei loro orari di lavoro, spesso prolungati e irregolari.
Guardando al futuro, è fondamentale avviare un percorso di sostegno concreto, che riconosca il valore del lavoro svolto e protegga il benessere di chi ogni giorno garantisce un servizio essenziale.
Questo percorso dovrebbe prevedere anche forme di supporto psicologico mirato, in grado di affiancare i cuochi nella gestione dello stress e nella ricerca di un equilibrio tra vita lavorativa e personale.
Rispettare la dedizione di questi operatori significa valorizzare la loro professionalità e tutelare la salute di chi lavora in uno dei ruoli più impegnativi, ma anche più determinanti, della vita di bordo.
Il lavoro dei cuochi nelle Forze Armate merita attenzione, rispetto e tutela. SIM Marina continuerà a dare voce a queste figure professionali, affinché il loro ruolo venga finalmente riconosciuto.